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A proposito della Primavera Araba. Intervista a Derrick de Kerckhove (2013)

Posted on 23/10/201723/10/2017 by Fabio Pariante

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Questa breve intervista l’ho realizzata nel 2013 a conclusione della tesi magistrale dal titolo, La Primavera Araba nell’era del web 2.0. Il ruolo dei social network. 
Derrick de Kerckhove

“Le rivolte arabe, i postumi della crisi finanziaria e politica e la disaffezione verso i poteri rappresentativi della democrazia passano dalla rete alle piazze, in un moto che alimenta e connette comunità eterogenee”. Così, il direttore del McLuhan Program in Culture and Technology dell’Università di Toronto, il professor Derrick de Kerckhove, l’erede del patrimonio teorico di Marshall McLuhan e sociologo della cyber-cultura tra i maggiori interpreti del mondo digitale, sulla situazione politica, economica e sociale internazionale.

D. Quale ruolo hanno svolto i social network durante la Primavera araba?
R. “Un ruolo importante. Prima del suicidio di Mohamed Bouazizi in Tunisia, c’erano già state proteste che venivano ogni volta represse dal regime, ma restavano nascoste all’opinione pubblica internazionale. Oggi invece, con l’attivismo sociale e politico dei social network, non esiste evento locale che non diventi subito globale; un importante punto che mette in relazione il rapporto tra il potere e la popolazione. Ritengo che Twitter sia stato il mezzo più importante servito all’organizzazione, sia per la trasparenza e sia per la novità. Un mezzo veloce ed efficace; è il metodo di comunicare più intelligente. Tra l’altro ha permesso una partecipazione significativa anche delle donne. Il primo caso in cui Twitter è stato protagonista è stato durante le proteste in Iran, dopo le ultime elezioni presidenziali. Invece Facebook è stato importante per la possibilità di inviare in rete le immagini della repressione da parte della polizia”.

D. Qual è l’aspetto più rivoluzionario di queste nuove tecnologie?
R. “Sicuramente l’aspetto rilevante è che le informazioni possono arrivare in tempo reale, in ogni parte del mondo. Chiunque oggi, può produrre notizia e questo ha permesso la nascita di nuovi movimenti di protesta che talvolta ha spinto i governi a limitare la libertà d’informazione in rete. I social network stanno rivoluzionando internet. Grazie ai computer e alla rete, è possibile interagire con chiunque e questo con la televisione non accade. Il caso Wikileaks è stato un precursore evidente di quanto sia la trasparenza a far innescare un consenso politico reale; la trasparenza come valore, l’informazione come pretesto, la responsabilità come evento etico. Gli strumenti attuali per comunicare sono quelli che hanno favorito sempre di più l’attivismo politico”.

D. Internet può considerarsi un medium che offre agli utenti nuove libertà rispetto ai media tradizionali, ma nello stesso tempo controlla gli utenti. Secondo Lei, quale dei due aspetti ritiene più determinante?
R. “Questo dipende dalla libertà individuale dell’utente e dal luogo di riferimento che sia Egitto, Tunisia o Siria dove in particolare, la repressione dei dissidenti, è stata disastrosa. Non tutti i cittadini sono materialmente attrezzati di una connessione internet, non è semplice dare una risposta precisa. È importante tenere presente invece, anche la tipologia di repressione che esiste in Cina, in Corea, dove il controllo e la restrizione della rete, soprattutto di Facebook e Google, è molto significativa”.

D. A proposito della figura del citizen journalist, oggi è possibile parlare di ‘democrazia dell’informazione’ in assenza di una figura professionale?
R. “Oggi il rapporto tra l’informazione è il giornalismo in effetti è molto cambiato; il giornalismo deve competere con le notizie sui blog e sui social network. Nel passato il giornalismo ufficiale era totalmente controllato dal potere. Il giornalista professionale è colui che ha la capacità di selezionare le notizie e verificarle in maniera più accurata prima di diffonderle. Ciò che sta cambiando è la modalità di reperire e condividere le informazioni. In Italia, il giornalismo è fortemente controllato dallo Stato, quindi le testate non sono realmente libere di criticare il potere. Invece, in Europa e negli Stati Uniti, la rete ha una maggiore capacità di controllo sull’informazione. Un esempio attuale della politica italiana è Beppe Grillo; la sua figura di politico nasce dal giornalismo cittadino, dal web, e quindi ha un impatto ‘più vicino’ al pubblico. Ad ogni modo ritengo che oggi il giornalismo sia aperto a tutti senza alcuna competizione con la figura professionale di giornalista, ma senz’altro l’informazione ha l’obbligo di confrontarsi con il web”.

Questa breve intervista l’ho realizzata nel 2013 a conclusione della tesi magistrale dal titolo, La Primavera Araba nell’era del web 2.0. Il ruolo dei social network. 

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