Share the post "Premio Piccolo Cafe, fotografie da “pelle d’oca” nel locale frequentato da Al Pacino e co."
Rivolto ai giovani talenti, il Premio Piccolo Cafe – Fabrizio Alessandrini mette in palio la possibilità di esporre le proprie foto a New York.
Al centro del progetto, una manciata di giovani talenti italiani che verranno scovati di volta in volta attraverso un certosino lavoro di selezione messo in atto dal Creative Director Simone Alessandrini e dal Founder Michele Casadei Massari, una delle anime del Piccolo Cafè, locale di culto situato a Manhattan nonché punto di ritrovo di tante star, da Julianne Moore e Al Pacino fino a Uma Thurman, Susan Sarandon e Daniel Craig.
Proprio negli spazi del Piccolo Cafè verranno ospitate le 12 mostre che, durante tutto l’anno, per una durata di 4 settimane ognuna, vedranno alternarsi 12 diversi fotografi ed il loro bagaglio di 7 foto a tema libero, ognuna con una storia da raccontare.
Una volta terminato il ciclo di eventi, le opere verranno donate alla scuola di giornalismo del New York Times, ubicata proprio di fronte al Piccolo Cafè, sulla 40ma strada. Alla fine del percorso annuale, poi, verrà scelto un fotografo tra i 12, a cui verrà assegnato il riconoscimento dedicato alla memoria di Fabrizio Alessandrini e, per questa prima edizione, chiamato “Tiramisù”.
Perché? «Pick me up – tiramisù, perché vogliamo dare una chance a chi merita di essere “tirato su” e, quindi, di esporre nella città più dinamica del mondo senza nessun costo a carico. -spiegano Alessandrini e Casadei Massari. L’iniziativa è rivolta ai fotografi non professionisti (che non abbiano cioè uno studio proprio) e vuole portare alla ribalta immagini che raccontino una storia, che siano in grado di comunicare attraverso un’arte muta suscitando nell’osservatore quella “pelle d’oca” (goose bumps) citata nel titolo».
https://www.instagram.com/p/BIdBT0fhm9c/?taken-by=piccolocafenyc
Quando la passione per la fotografia era altro: macchinetta al collo, buone dosi di pazienza, scatti ponderati o affidati all’istinto, giorni di attesa prima di poter valutare la bontà del risultato. Nessuna notifica sInveceu uno smartphone, nessun album virtuale da ostentare. E un consumismo digitale ancora lungo da venire. Altri tempi, si dirà. no, perché le emozioni che può regalare una stampa, impressa nel tempo e nella carta, sono oggi più uniche che mai.
Nasce così, con l’obiettivo di recuperare la fotografia vera in spazi veri, lanciando al contempo un ideale ponte verso uno dei luoghi più “in” della Grande Mela, la mostra – tributo – premio Goose Bumps Makers: The Best Storytellers – Premio Piccolo Cafè Fabrizio Alessandrini. Ma non si tratta dell’unico motivo.
I newyorkesi, infatti, vanno pazzi per il dolce italiano; inoltre, il premio sarà rappresentato da una macchina fotografica vintage immersa in un barattolo di vernice glossy: immergi e tira su! Il riconoscimento, come detto, è dedicato alla memoria di chi la fotografia ce l’aveva nel cuore: Fabrizio Alessandrini è stato un padre e marito appassionato di viaggi e fotografie, scomparso nel 2002 dopo che, a soli 36 anni, gli fu diagnosticata la S.L.A. (Sclerosi Laterale Amiotrofica), malattia neurodegenerativa che in quattro anni se lo è portato via. Aggrappato alla vita nonostante tutto, Alessandrini è stato uno dei primi a “digitalizzare” la S.L.A. facendo ricerche e connettendo i malati italiani a quelli di tutto il mondo attraverso il web, quando Internet (siamo nel 1999) era ancora qualcosa di astruso per molti.